Tutto può essere prolex. Le vecchie ciabatte della nonna. La peugeot 206+. L’insegna di una risteria pizzorante.
Ma anche la nostalgia di una vecchia polaroid. La desolazione dei casolari abbandonati in montagna. L’orrore dell’inadeguatezza della nostra generazione.
L’intento del gruppo è quello di suonare questo concetto non ponendosi limiti di genere. Il dialogo ponderato tra chitarra, basso, batteria e voci si avvale dell”improvvisazione come strumento narrativo nella rielaborazione costante dei propri brani originali. La musica dei prolex può passare nel giro di pochi istanti dal sound noise e aggressivo dei black midi a linee vocali intrise del dream-pop dei Fishmans, dalla densità di suono dei my bloody valentine al groove minimalista dei Khruangbin. Nessuno sa cosa accadrà ai concerti. Nemmeno i prolex.
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